Fino a che punto si può ridere di se stessi?
Tutti noi abbiamo delle caratteristiche particolari, che alle volte possono farci sembrare un po’ ridicoli…ma non è la fine del mondo se i passanti o i conoscenti ci prendono in giro per qualche nostra caratteristica! Certo, non sono cose piacevoli, e alla lunga possono portare ad una diminuzione del livello di autostima. In questi casi, perché non ricorrere all’autoironia? Sembrerebbe infatti che questa sia una vera e propria terapia, che migliora l’autostima e aiuta nell’accettazione di se stessi. L’unico problema è che c’è una linea sottile tra il ridere di se stessi e il prendersi in giro, e per il nostro benessere questo limite non va superato.
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Quando l’autoironia diventa avvilente
Per praticare l’autoironia nel modo migliore, bisogna avere piena consapevolezza delle proprie forze e delle proprie debolezze. Personalmente, le mie debolezze le conosco benissimo: per esempio, non sono affatto portata per la matematica e ne sono pienamente consapevole. È bene riderci su, ma non devo arrivare a dire che il mio livello di QI è basso solo per questo, perché così facendo rischierei di andare troppo lontano. In questo modo, infatti, avrei tendenza a sminuirmi, sarei quasi cattiva verso me stessa e, inoltre, rischierei di mettere gli altri in imbarazzo, oppure li inviterei apertamente a prendermi in giro e a superare i limiti mancandomi di rispetto. Se noi non siamo i primi a rispettare noi stessi, come possiamo aspettarci che lo facciano gli altri?
Il mio essere negata per tutto ciò che riguarda i numeri è un tema che mi ferisce, perché mi ricorda le infinite ansie durante il periodo scolastico, quando mi sentivo sempre umiliata e sminuita dai brutti voti e mi paragonavo ai miei compagni, convinta che fossero mille volte più intelligenti di me. Se io stessa sono la prima ad avere la capacità ridere di questa faccenda, i miei amici saranno automaticamente portati a credere che sto bene, che questo tema non mi ferisce, anche quando in realtà non è così. Infatti, l’autoironia non dev'essere uno scudo, un’arma di difesa per impedire gli attacchi esterni.
Ridere delle proprie debolezze perché si ha paura che qualcun altro lo faccia significa essere cattivi e ingiusti nei propri confronti. Quando si tratta di essere autoironica ci sono delle regole da rispettare, si ride di cuore cercando di non ferire il proprio ego e senza rendere fragile la nostra relazione con gli altri, non si deve ridere di tematiche sensibili e che ci stanno a cuore, e non si deve ridere di sé quando ci si sente in una posizione di svantaggio o inferiorità.
Ridere di sé e per sé
Così come bisogna evitare di ridere degli altri ma piuttosto insieme agli altri, bisogna ugualmente evitare di ridere di sé ma piuttosto per sé. L’autoironia non è semplice, ma è un vero e proprio strumento di socializzazione che permette di rompere il ghiaccio, allentare le tensioni e suscitare empatia. Ecco perché è interessante praticarla nel giusto modo. Per riuscirci però, bisogna conoscersi bene. Sapere identificare le proprie debolezze e i propri punti di forza, avendo consapevolezza anche dei propri limiti. In psicoterapia, l’autoironia viene spesso utilizzata per portare un po’ di leggerezza e allontanare le proprie emozioni negative.
La condizione sine qua non per imparare a ridere di se stessi senza prendersi in giro, è avere una buona visione di sé. Spesso e volentieri siamo troppo duri con noi stessi, cerchiamo dunque di essere più leggeri accettando il fatto di non essere perfetti. È solo accettando le proprie debolezze e i propri difetti che riusciremo a superare la nostra suscettibilità. Piuttosto che ascoltare quella vocina che ci ricorda i nostri difetti e i nostri errori, diamo spazio a quella voce che ci sostiene, che è nostra complice e amica. E ancora, ricordiamo di mettere da parte il nostro orgoglio (quello inutile ed eccessivo), che rappresenta un limite a livello quotidiano e che spesso ci impedisce di fare dell’autoironia rendendoci più sensibili alle critiche degli altri. Impariamo dunque a starne alla larga!
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Il consiglio della redazione: ridere di se stessi per ritrovare la propria autostimaLa vergogna è un sentimento molto nocivo, che ci porta a chiuderci in noi stessi e a sminuirci. Imparare a ridere di sé, al contrario, è molto liberatorio. È un’attitudine che ci permette di non prenderci troppo sul serio, di vivere con più serenità e di migliorare la nostra autostima. Se un giorno rompi un bicchiere al ristorante a causa della tua goffaggine, piuttosto che arrossire e cercare di nasconderti sotto il tavolo, fatti due risate e ricordati che è stata una svista, che può succedere a tutti e che non è grave! Così, quando ripenserai a quel momento, avrai nella memoria un ricordo divertente piuttosto che il ricordo di un momento imbarazzante. Ridere dei propri errori e della propria goffaggine dimostra a tutti che hai consapevolezza di te, che ti accetti per come sei e, di conseguenza, che hai una buona dose di autostima!
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Fonte: mentemeravigliosa