Autoironia: come prendersi in giro e imparare a ridere di sé

Aggiornato il da Ginevra Bodano

Ti sarà capitato almeno una volta di fare una figuraccia o di dire qualcosa di insensato e, per uscire da quella situazione, usare l’autoironia. Ridere di sé va bene ed è giusto, ma non bisogna oltrepassare i limiti! Fino a dove ci possiamo spingere?

Autoironia: come prendersi in giro e imparare a ridere di sé

Fino a che punto si può ridere di se stessi?

Tutti noi abbiamo delle caratteristiche particolari, che alle volte possono farci sembrare un po’ ridicoli…ma non è la fine del mondo se i passanti o i conoscenti ci prendono in giro per qualche nostra caratteristica! Certo, non sono cose piacevoli, e alla lunga possono portare ad una diminuzione del livello di autostima. In questi casi, perché non ricorrere all’autoironia? Sembrerebbe infatti che questa sia una vera e propria terapia, che migliora l’autostima e aiuta nell’accettazione di se stessi. L’unico problema è che c’è una linea sottile tra il ridere di se stessi e il prendersi in giro, e per il nostro benessere questo limite non va superato.

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Quando l’autoironia diventa avvilente

Per praticare l’autoironia nel modo migliore, bisogna avere piena consapevolezza delle proprie forze e delle proprie debolezze. Personalmente, le mie debolezze le conosco benissimo: per esempio, non sono affatto portata per la matematica e ne sono pienamente consapevole. È bene riderci su, ma non devo arrivare a dire che il mio livello di QI è basso solo per questo, perché così facendo rischierei di andare troppo lontano. In questo modo, infatti, avrei tendenza a sminuirmi, sarei quasi cattiva verso me stessa e, inoltre, rischierei di mettere gli altri in imbarazzo, oppure li inviterei apertamente a prendermi in giro e a superare i limiti mancandomi di rispetto. Se noi non siamo i primi a rispettare noi stessi, come possiamo aspettarci che lo facciano gli altri?

Il mio essere negata per tutto ciò che riguarda i numeri è un tema che mi ferisce, perché mi ricorda le infinite ansie durante il periodo scolastico, quando mi sentivo sempre umiliata e sminuita dai brutti voti e mi paragonavo ai miei compagni, convinta che fossero mille volte più intelligenti di me. Se io stessa sono la prima ad avere la capacità ridere di questa faccenda, i miei amici saranno automaticamente portati a credere che sto bene, che questo tema non mi ferisce, anche quando in realtà non è così. Infatti, l’autoironia non dev'essere uno scudo, un’arma di difesa per impedire gli attacchi esterni.

Due ragazze che ridono

Ridere delle proprie debolezze perché si ha paura che qualcun altro lo faccia significa essere cattivi e ingiusti nei propri confronti. Quando si tratta di essere autoironica ci sono delle regole da rispettare, si ride di cuore cercando di non ferire il proprio ego e senza rendere fragile la nostra relazione con gli altri, non si deve ridere di tematiche sensibili e che ci stanno a cuore, e non si deve ridere di sé quando ci si sente in una posizione di svantaggio o inferiorità.

Ridere di sé e per sé

Così come bisogna evitare di ridere degli altri ma piuttosto insieme agli altri, bisogna ugualmente evitare di ridere di sé ma piuttosto per sé. L’autoironia non è semplice, ma è un vero e proprio strumento di socializzazione che permette di rompere il ghiaccio, allentare le tensioni e suscitare empatia. Ecco perché è interessante praticarla nel giusto modo. Per riuscirci però, bisogna conoscersi bene. Sapere identificare le proprie debolezze e i propri punti di forza, avendo consapevolezza anche dei propri limiti. In psicoterapia, l’autoironia viene spesso utilizzata per portare un po’ di leggerezza e allontanare le proprie emozioni negative.

La condizione sine qua non per imparare a ridere di se stessi senza prendersi in giro, è avere una buona visione di sé. Spesso e volentieri siamo troppo duri con noi stessi, cerchiamo dunque di essere più leggeri accettando il fatto di non essere perfetti. È solo accettando le proprie debolezze e i propri difetti che riusciremo a superare la nostra suscettibilità. Piuttosto che ascoltare quella vocina che ci ricorda i nostri difetti e i nostri errori, diamo spazio a quella voce che ci sostiene, che è nostra complice e amica. E ancora, ricordiamo di mettere da parte il nostro orgoglio (quello inutile ed eccessivo), che rappresenta un limite a livello quotidiano e che spesso ci impedisce di fare dell’autoironia rendendoci più sensibili alle critiche degli altri. Impariamo dunque a starne alla larga!

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Il consiglio della redazione: ridere di se stessi per ritrovare la propria autostima

La vergogna è un sentimento molto nocivo, che ci porta a chiuderci in noi stessi e a sminuirci. Imparare a ridere di sé, al contrario, è molto liberatorio. È un’attitudine che ci permette di non prenderci troppo sul serio, di vivere con più serenità e di migliorare la nostra autostima. Se un giorno rompi un bicchiere al ristorante a causa della tua goffaggine, piuttosto che arrossire e cercare di nasconderti sotto il tavolo, fatti due risate e ricordati che è stata una svista, che può succedere a tutti e che non è grave!

Così, quando ripenserai a quel momento, avrai nella memoria un ricordo divertente piuttosto che il ricordo di un momento imbarazzante. Ridere dei propri errori e della propria goffaggine dimostra a tutti che hai consapevolezza di te, che ti accetti per come sei e, di conseguenza, che hai una buona dose di autostima!


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Fonte: mentemeravigliosa

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