Cos'è il carico mentale domestico?
In Italia, le disuguaglianze nella suddivisone dei compiti domestici sono ben radicate all’interno della società. Secondo l'ISTAT, le donne consacrerebbero alle faccende domestiche 3 ore e mezza al giorno mentre gli uomini appena 2, ma non è di certo una novità! In questi ultimi 11 anni il tempo totale dedicato dalle donne alla vita quotidiana della famiglia è diminuito di circa 22 minuti, per gli uomini invece è aumentato di... appena un minuto. Dei passi da gigante, oserei dire! E c’è di più!
Gli uomini, in generale, si occupano di compiti valorizzati, appariscenti e duraturi, ad esempio del “fai da te”, mentre le donne trascorrono più tempo a ocariccuparsi delle faccende domestiche, della casa e dei figli. Dei compiti questi senza ombra di dubbio meno valorizzati e meno appariscenti, a tal punto che a volte ti perseguitano e non abbandonano mai i tuoi pensieri (ma almeno non ti lasciano sola), alimentando quello che comunemente chiamiamo carico mentale.
Lo sapevi? 📌 😮
Il carico mentale è un concetto sociologico nato negli anni '80. |
Come equilibrare il carico mentale?
In una coppia, entrambi i partner sono adulti. Quindi siamo d'accordo nell’affermare che entrambi sono capaci di avere responsabilità e di collaborare, di fare squadra insomma. Non siamo in un rapporto subalterno come quello tra genitore/figlio, tra insegnante/alunno o tra artigiano/apprendista. L'uomo non deve essere l’apprendista della coppia che aspetta le direttive, che gli si dica cosa fare e quando passare all'azione. Ecco perché chiedere aiuto non basta, bisogna condividere lo stesso spirito di iniziativa.
Come scrive Emma, una blogger femminista francese, nel suo fumetto, Bastava chiedere!: "Quando viene chiesto alle donne di fare tutto questo lavoro di organizzazione, e di portarne a termine una grande parte, e come se avessero fatto il 75% dello stesso”. Le conseguenze di questo sovraccarico lavorativo non tardano a manifestarsi: le donne, infatti, oltre a consacrare meno tempo ai loro hobby (solo 2 ore e mezza contro le 3 ore e 20 degli uomini), sono ostacolate nella loro vita professionale, sociale e politica.
E poi, quando è sempre la stessa persona che pensa a tutto, quest’ultima non ha più tempo per potersi godere la propria famiglia e il proprio coniuge, o semplicemente per ridere e divertirsi. È anche un comportamento che deriva dai valori, sbagliati, che trasmettiamo ai nostri figli. Chi fa sempre le faccende domestiche? Chi pensa sempre a tutto? La mamma, ovviamente. Non possiamo cambiare le cose se inculchiamo alle future generazioni fin dalla loro tenera età, che hanno dei ruoli stereotipati e che non avranno mai le stesse responsabilità.
La redazione ti consiglia: Coppia: niente in comune, e allora?
4 consigli per spartirsi il carico mentale
1) Fare la lista
La lista delle cose da fare e quindi da spartirsi, ovviamente. E, a rotazione, rispettando i turni prefissati, ognuno si occuperà dei compiti assegnati: preparazione dei pasti, chiamate per prendere appuntamenti, lista della spesa…ecc. Ma sia chiaro, bisogna rimanere flessibili e mettersi d’accordo con l’altro/a nel caso in cui uno dei due avesse più impegni lavorativi, ad esempio, senza pertanto che rimanga senza fare un fico secco durante la settimana: resta vigile affinché entrambi collaborino a casa.
2) Fare fronte comune
L'autrice francese Amélie Châteauneuf, nel suo saggio Si nous sommes égaux je suis la fée des dents: Réflexions et outils pour mieux partager la charge mentale (Se siamo tutti uguali allora io sono la fatina dei denti: Riflessioni e strumenti per spartirsi al meglio il carico mentale), chiama questa pratica "Nessuno deve sedersi fino a quando non lo siano gli altri". In altre parole, nessuno si siede mentre l'altro cucina: mentre uno prepara il pasto, l'altro svuota la lavastoviglie e mette la tavola. Se uno si occupa del bagnetto, l'altro si occuperà dei compiti.
4) Imparare
In una coppia, ogni partner dovrebbe essere in grado di fare tutto a casa. Imparare ciò che fa l'altro, permette di sviluppare il proprio senso di compassione. Il cammino per avere una vita di coppia più armoniosa passa attraverso la collaborazione: uno impara a tagliare l’erba o a piegare le lenzuola, mentre l'altro impara la ricetta del risotto con i funghi e il parmigiano e a sturare un rubinetto.
5) Non chiedere aiuto
È tempo di responsabilizzare il proprio coniuge. Quindi smettila di chiedergli aiuto. Aspettando che cambi qualcosa da parte sua e che la collaborazione quotidiana si instauri, parlagli indirettamente affermando ad esempio “le nostre lenzuola dovrebbero essere lavate”, oppure “il frigorifero è vuoto!”, o anche “è molto tempo che non vediamo Paolo e Veronica” ecc. Responsabilizzare è la soluzione, delegare significa chiedere aiuto. Il compito diventa così un dovere di tutti, se chiedi aiuto invece rimarrebbe comunque un compito che non abbiamo avuto il tempo o la forza di fare.
Il consiglio della redazione: ognuno a modo suoSbarazzati del (troppo) perfezionismo che ti perseguita! Affinché il carico mentale riesca effettivamente ad essere spartito nel tempo, dovrai imparare a tralasciare i particolari, a mollare un po' la presa. Il tuo coniuge veste vostro figlio in un modo strambo, piega gli asciugamani a rovescio o ripone le tazze non si sa dove? Lascia perdere! Non esiste un solo ed unico modo (giusto) di fare le cose. Se il compito è stato fatto e la famiglia riesce a riunirsi in santa pace, va bene così. Altrimenti sai cosa succederebbe? Inizieresti a brontolare, ti arrabbieresti con il tuo partner, scoraggiandolo tra l’altro, e finiresti per farlo ancora tu "in modo che sia ben fatto" tornando così al punto di partenza! 🤗 Capirsi, accettarsi, essere felice… Qui e ora! #BornToBeMe
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