La negazione, uno strumento di difesa infallibile… lo è davvero?

Aggiornato il da Ginevra Bodano

Alle volte, quando la vita ci volta le spalle, quando non siamo pronti ad affrontare una determinata situazione, incapaci di accettare la cruda realtà, o magari quando viviamo un’esperienza traumatica, il nostro cervello attiva uno dei suoi sistemi di difesa: la negazione. È davvero una buona soluzione? Scopriamolo insieme.

La negazione, uno strumento di difesa infallibile… lo è davvero?

Cosa vuol dire essere in fase di negazione?

La negazione fa parte dei meccanismi di difesa più comuni del nostro cervello. È il rifiuto di riconoscere la realtà di un evento vissuto come traumatico. L'incapacità di accettare ciò che sta accadendo nella nostra vita reale ci porta a prendere una strada alternativa per poter continuare a vivere come se nulla fosse accaduto.

Sebbene si tratti di una protezione necessaria per gestire le nostre emozioni e ci protegga per un certo periodo da un dolore psicologico eccessivo o da un disagio maggiore, questa segnalazione di deviazione è solo temporanea. Tutti noi vi ricorriamo un giorno, senza nemmeno rendercene conto, con vari gradi di moderazione.

Autruche

Lo sapevi? È quando si dice che qualcuno "nasconde la testa sotto la sabbia"... E quel qualcuno, se interrogato, non vede nemmeno quale sia il problema, perché si sente così lontano da esso. Questo è il principio stesso della negazione 😅.

Situazioni in cui si manifesta la negazione

Un meccanismo di difesa totalmente inconscio utilizzato per negare la realtà rendendo inaccessibile al cervello uno shock emotivo o un'informazione 🧠. La negazione ci permette di superare l'insormontabile, di gettare via in un colpo solo una realtà troppo pesante, in una scatola ermetica di cui getteremmo via la chiave. Questo può essere il caso di:

  • Parole che non vuoi sentire: la morte di una persona cara, il malessere...
  • Situazioni che non vuoi vedere: dipendenze (tue o di qualcuno a te caro, ad esempio alcol, gioco d'azzardo, ecc.), una rottura inevitabile, violenza psicologica o fisica (violenza domestica, abusi sessuali, ecc.), molestie, burn-out, ecc.

I limiti della negazione

All'apparenza si tratta di un sistema meraviglioso, ma ha i suoi difetti, perché l'effetto della negazione è solo temporaneo. Durante questo periodo di negazione, la persona ha utilizzato le proprie energie per seguire il corso della propria vita senza prendere in considerazione la realtà della situazione. Non è stata in grado di agire per "riparare" o adattarsi a una situazione molto reale. Non importa quanto tempo sia passato, la scatola ermetica non ha danneggiato nessuna informazione. E la chiave che la chiudeva riappare un bel mattino, semplicemente perché è arrivato il momento di affrontarla. La realtà riappare improvvisamente!

Possiamo quindi parlare di un meccanismo che ci aiuta o, al contrario, di un meccanismo che ci fa precipitare in un mondo irreale e poi ci lascia soli ad affrontarne le conseguenze? Sì, sul momento la negazione riduce la tensione e l'ansia delle situazioni difficili, ma è anche importante sapere che la negazione, anche se inconscia, non è priva di rischi, perché può avere l'effetto opposto e creare nevrosi, stati d'ansia, fobie, ossessioni o addirittura metterci direttamente in pericolo...

Il meccanismo di negazione può diventare così pervasivo che tutto ciò che percepiamo è questa realtà, un'illusione che ci protegge da una realtà difficile, ma fino a che punto e a quale costo? La negazione in patologie come l'alcolismo, ad esempio. La negazione permette agli alcolisti di ignorare la loro condizione e di mantenere un alto livello di autostima, ma continuano a mettere a rischio la loro salute. Per quanto riguarda la negazione della gravidanza, sia il bambino che la madre soffrono di un'assistenza medica inadeguata, per non parlare dello shock psicologico dell'annuncio e dell'ansia che ne consegue...

Come si esce dalla negazione?

Le persone che negano l'evidenza non riusciranno a risolvere il loro problema finché saranno immerse in questo mondo irreale. Ecco perché è molto difficile uscire dalla negazione. Questo processo è inconscio, quindi né i familiari né gli amici più stretti possono convincere qualcuno a uscire dalla negazione. Solo la persona interessata può uscire dalla sua negazione, quando è il momento giusto, per integrare questa realtà al proprio ritmo e adattarsi alle nuove circostanze. È questa consapevolezza che permetterà di trattare, analizzare e curare il dolore attraverso l'accettazione e di spezzare le catene mentali invisibili.

Ovviamente questo richiede tempo e spesso è necessario un supporto psicologico. Il terapeuta non lavorerà solo sulla negazione, che è una conseguenza, ma anche su ciò che ha causato la negazione stessa. Da lì sarà più facile aiutare la persona a riconnettersi con la realtà. Quindi, se sei vicino a qualcuno che nasconde la testa sotto la sabbia, devi parlare di ciò che ha causato la negazione, non della negazione stessa. In questo modo, potrai guidare delicatamente la persona verso la consulenza.


Il consiglio della redazione: non esitare ad andare da uno specialista

Una volta presa consapevolezza del fatto che c’è qualcosa in noi che ci provoca malessere e non riusciamo a capire che cosa sia, è meglio non tergiversare e recarsi subito da un terapeuta. Nel caso della negazione, consultare uno specialista può permettere di intraprendere un lavoro di ricostruzione attraverso degli esercizi di respirazione e di rilassamento. Lavorare sul “qui e ora” permetterà di concentrarsi sull’armonia del corpo e dello spirito.

🤗 Capirsi, accettarsi, essere felici... Qui e ora! 
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Ginevra Bodano

Giovane donna sensibile ed empatica, cerco di conquistare il mondo armata del mio corpo minuto e del mio animo grande. L’unico modo che conosco per riuscire ad esprimere ciò che provo è la scrittura, insieme al canto, il disegno, la fotografia, la danza, il teatro… Beh, lo ammetto, non è l’unico, ma...

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