Cos’è la zoofobia?
La zoofobia designa la paura irrazionale di una o di tutti gli animali. Non è affatto rara, tanto che gli specialisti affermano che si tratti di una delle fobie più diffuse nel mondo. Per esempio, tra il 4% e il 6% della popolazione mondiale è aracnofoba e il 2% ha paura di animali non pericolosi come i cani. Tutti gli animali possono quindi diventare oggetto di una fobia, ma ci sono paura meno rare:
- I ragni (aracnofobia)
- I topi (musofobia)
- I serpenti (ofidiofobia)
- I gatti (Ailurofobia)
- I cani (cinofobia)
- I piccioni (ornitofobia)
⚠️ Lo psicologo clinico Michel Naudet spiega che una fobia ha delle ripercussioni invalidanti sulla vita di tutti i giorni. Non bisogna quindi confondere la zoofobia con il fatto di detestare gli animali o di trovarsi semplicemente a disagio in loro presenza.
Quali sono i comportamenti associati alla zoofobia?
Le persone con la fobia degli animali evitano tutti i luoghi in cui è possibile incrociare un animale, ad esempio zoo, canili, fattorie ecc. A volte la paura però si presenta anche alla semplice vista di una fotografia o del disegno di un animale. La paura è caratterizzata da sudore freddo, tremolio, battito accelerato, vertigini ecc. Possono apparire anche altri disturbi come l’insonnia, cosa che impedisce una persona di vivere serenamente.
➜ Una zoofobia è in generale molto mirata e non varia nel corso del tempo.
Come si sviluppa la zoofobia?
Un trauma infantile
La zoofobia è una paura comune tra i bambini. Sigmun Freud diceva che questa fobia è quasi naturale tra i più piccoli, che si sentono impauriti da una forma di vita differente. La paura degli animali si manifesta e resta fino all’età adulta quando si subisce un trauma durante l’infanzia, in particolare tra i 5 e i 10 anni (per esempio, essere morsicati da un animale).
Una paura primaria
L’origine di certe zoofobie resta invece più difficile da capire, come per esempio l’aracnofobia. La paura dei ragni resta una delle fobie più diffuse, anche se pochissime persone hanno davvero dovuto affrontare un ragno pericoloso. Michel Naudet spiega che potrebbe trattarsi di una trasmissione intergenerazionale della paura.
➜ Dall’origine dell’umanità, gli uomini sono stati confrontati ad animali pericolosi, un aracnide è stato quindi “registrato” come mortale.
Come smettere di avere paura degli animali?
L’anticipazione legata alla paura
Come tutte le fobie, la paura degli animali è legata all’ansia da anticipazione. Abbiamo paura di incrociare un animale e quindi facciamo di tutto per evitare una situazione in cui potremmo sentirci eventualmente in pericolo. C’è quindi constantemente un sentimento di apprensione e paura, anche quando l’animale non è presente. Per esempio, se si sente abbaiare un cane in lontananza o si vede una ragnatela in casa.
Una terapia per curare la zoofobia
Come per tutte le fobie, la terapia cognitiva e comportamentale (TCC) è la più adatta. La tecnica di questa terapia consiste nel “desensibilizzare” progressivamente il paziente dall’oggetto della sua paura.
- La parte cognitiva: dà al paziente la consapevolezza dell’irrazionalità delle sue paure
- La parte comportamentale: permetterà di esporre molto progressivamente il paziente all’oggetto delle sue paure
Ovviamente, la terapia è progressiva e quindi è necessario prevedere almeno una decina di sedute per calmare la fobia. Le tecniche di esposizione sono lente, prima nell’immaginazione e poi sotto forma di immagini, poi di osservazione.
➜ Per una migliore gestione dell’ansia, è interessante fare anche sedute di ipnosi, consultare un sofrologo o rilassarsi tramite la meditazione.
Il consiglio della redazione:una fobia invalidante, pericolosa? È tempo di consultare uno specialistaQuesta fobia può essere invalidante, a volte anche pericolosa. Facciamo un esempio, se vedere un ragno camminare sul cruscotto ti fa dare di matto, potresti perdere il controllo dell’auto. In questo caso quindi è bene reagire e trattare la fobia. Contatta uno psicologo, le diverse terapie proposte sono molto efficaci.
🤗 Capirsi, accettarsi, essere felici... Qui e ora! #BornToBeMe
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*Fonti: pazienti - robertacieri
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