Perché arrossisco? Imbarazzo e eritrofobia (o ereutofobia)

Aggiornato il da Paola Ferraro

Scena classica di vita quotidiana. Arrivo in palestra. L’istruttrice sta parlando con un ragazzo che non conosco ma trova comunque il tempo di salutarmi (ovviamente) e farmi i complimenti sul mio nuovo taglio (che carina!). Peccato che lo sconosciuto abbia rincarato la dose: “effettivamente, bel taglio!”. Ed ecco che divento un peperone e scappo imbarazzata.

Perché arrossisco? Imbarazzo e eritrofobia (o ereutofobia)

Per quale motivo arrossisco? 🚨

Io e le emozioni viviamo una relazione complicata. Spesso non riesco a controllarle e le mie guance esplodono in un succoso rosso pomodoro, sfido chiunque a mascherare un disagio simile. Effettivamente, di fronte a un’emozione troppo forte, allo stress, ai malintesi, all’imbarazzo… prendo letteralmente fuoco. Un complimento, una rimostranza… basta veramente poco per farmi arrossire. All’improvviso muoio di caldo, non mi sento bene e non riesco in alcun modo a fingere… quindi ho ancora più vergogna e arrossisco ancora di più. 😳 Insomma, un vero e proprio inferno!

Non guardatemi!

La cosa peggiore è che non capita mai quando sono sola. Non arrossisco mai perché do la risposta sbagliata guardando l’Eredità… ma se malauguratamente sbaglio risposto alla serata Quiz al bar, panico!

Eh sì, ovviamente, l’atto di arrossire è legato allo sguardo altrui. È la paura del giudizio degli altri che crea questa reazione. È una sorta di sistema di allarme: sento che sono al centro della tua attenzione, che mi stai giudicando e sono a disagio. Che le intenzioni del nostro interlocutore siano buone o cattive poco importa, motivo per il quale arrossisci sia davanti a un complimento che un rimprovero. È la nostra identità pubblica e la nostra immagine sociale che sono minacciate.

È davvero normale arrossire? 

Il fatto di arrossire può entrare nelle categorie dei segni espressivi dell’emozione. Parliamo quindi dell’espressione non verbale ma fisica delle emozioni, come il sorriso o le lacrime. Se sorrido, mostro agli altri che sono felice, se piango, che sono triste e se arrossisco, che sono in imbarazzo. Il fatto di arrossire deve quindi essere interpretato prima di tutto dagli altri. Da notare che comunque, nelle situazioni di imbarazzo, arrossire non è la prima cosa che facciamo.

👉 Quando ci troviamo in una situazione imbarazzante di solito prima abbassiamo gli occhi, ci irrigidiamo, balbettiamo o modifichiamo il nostro ritmo di parola. Mentre questi primi segni fanno la loro comparsa, impieghiamo tra i 15 e 20 secondi per arrossire!

La redazione ti consiglia: E perché piangere farebbe bene alla salute?

Quali sono gli aspetti positivi dell'arrossire?

Arrossire permette al nostro interlocutore di capire che ci preoccupiamo dello sguardo altrui, cosa che contribuisce a renderci più simpatici agli occhi degli altri. È ideale per esempio se arrossiamo dopo aver fatto un errore. Permette di mostrare che abbiamo un senso morale e che siamo adatti alla vita sociale. Se la persona di fronte a te ha un minimo di empatia, capirà il vostro imbarazzo e farà di tutto per metterti a tuo agio.

Donna che arrossisce

Aggiungiamo, tra l’altro, che il rossore delle guance indica imbarazzo in quasi tutte le culture. Proprio come le emozioni primarie, arrossire è quindi un segno unanimemente interpretato!



📌 Tutte scimmie? 

Arrossire dovrebbe equivalere per gli uomini ai segni di pacificazione osservati tra i primati. Strategie di sottomissione che dovrebbero calmare le tensioni. Allo stesso modo i baci o il fatto di buttarsi per terra sono segni di pacificazione come il fatto di arrossire.


Perché si diventa rossi in faccia?

Durante una situazione imbarazzante, è il nostro sistema nervoso che passa all’azione. Il sistema nervoso simpatico mette il nostro organismo in stato di allerta quando quello parasimpatico rallenta le sue funzioni dell’organismo per permetterci di calmarci. Effettivamente, si arrossisce quando il sistema nervoso simpatico invia un allarme talmente forte che il sistema parasimpatico non riesce a controllare. Il sistema nervoso simpatico si rivolge quindi ai vasi sanguigni che si dilatano creando il rossore.

Come fare per non arrossire? Addio all'eritrofobia!

Il vero problema quando arrossiamo è che la vergogna è così forte che rafforza il rossore. Più cercheremo di dissimulare il rossore, più si aggrava la situazione. Inoltre la vergogna è un sentimento così forte che lascia una traccia quasi traumatizzante nella nostra memoria emotiva!

La vergogna di arrossire

Quando si comincia ad arrossire regolarmente e a temere questo fenomeno si parla di ereutofobia. Questa fobia fa parte delle ansie sociali e può essere trattata tramite una TCC, ma tutto inizia con una fase di accettazione.

👉 La cosa migliore sarebbe ricordarsi che arrossire ha un interesse sociale. Bisogna quindi sdrammatizzare e non cercare di bloccare il rossore che resta inesorabilmente incontrollabile. Avere vergogna di arrossire non fa che peggiorare le cose quindi meglio stare bene con se stessi e concentrarsi su ciò che si ha da dire. Ovviamente puoi cercare di lavorare su di te per cercare di far calare la paura del giudizio altrui, uno psicologo potrà aiutarti a riconquistare fiducia in te stessa.


Il consiglio della redazione: una sensibilità da non sottovalutare!

Si arrossisce generalmente quando si percepisce troppa attenzione addosso. Come dicevo prima, il protagonista è quindi il rapporto con il giudizio altrui, l’autostima, la paura di mostrare le proprie debolezze o di perdere il controllo. Molta carne al fuoco insomma! Ricorda semplicemente che è normale arrossire, non c’è nulla di cui vergognarsi. Il migliore consiglio che ho da darti è accettare la tua sensibilità e farne un punto di forza. Il percorso a volte è lungo, ecco perché a volte può essere un bene prendere appuntamento con uno psicologo.

 

🤗Capirsi, accettarsi, essere felici... Qui e adesso! 
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Articolo suggerito da
Paola Ferraro

La scrittura è sempre stata la mia terapia, da quando ho memoria ho sempre usato la carta come sacco da boxe. Impara a conoscermi, sono Paola Ferraro.

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