La vita non è sempre rosea, e ogni normale essere umano crolla a un certo punto. Anche i genitori. Nonostante i loro sforzi per rimanere discreti, io li ho visti! Posso anche comunicarvi il numero esatto di volte in cui questo “inconveniente” è accaduto. A mio padre è successo 3 volte, superato di poco da mia madre, ma per le donne, si sa, questo non si dice, 😉! Il momento era certamente lungi dall'essere piacevole (per non dire terribile), ma ad anni di distanza mi sento di ringraziarli per aver avuto la forza di mostrarmi le loro debolezze.
La tristezza percepita come una fragilità
È inutile dire che la società attuale non ci aiuti per niente. Un papà è virile, quindi non piange mai. Una mamma incarna la dolcezza e ti riempie di sorrisi per tutto il giorno. È così e non può essere altrimenti. Sembra che le emozioni siano da sempre state roba da sfigati. È basato su questo modello, uscito da non so dove, che i miei genitori rifiutavano di esprimere le loro emozioni e di parlare della loro tristezza. Per quanto mi riguarda, non riuscivo a capire se fossero semplicemente strani o dotati di un superpotere.
“Papà ha avuto un incidente d'auto? - No, va tutto bene, tesoro.”
“Lo stato di salute della nonna è peggiorato? No, non sto piangendo, sto sudando dagli occhi.”
Questo negare ostinato, o questo pudore, chiamatelo un po’ come volete, partiva da una buona intenzione. Cercavano di rimanere irremovibili per non farmi preoccupare e per non comunicarmi il loro stress. È il loro lato iperprotettivo che fuoriesce in questi casi, evviva i genitori elicottero! Eppure, tutti gli psicologi sono concordi nel dire che la sensibilità dei bambini è molto fine e sviluppata. Solo perché sei alto 1 metro e 10 non vuol dire che non capisci nulla.
Quando un bambino vede i suoi genitori, i suoi eroi, crollare, ne esce come se fosse contagiato. Infatti, non sono passati nemmeno due secondi tra il momento in cui ho visto le loro lacrime e quello in cui sono uscite le mie. È inutile mentirsi, queste scene ci indeboliscono, e ci danno quasi l'impressione che i ruoli si invertano.
Quando ho chiesto in giro, ho capito che non ero l'unica a ricordare le rare volte in cui ho assistito, inerme, ad una scena del genere. Come me, e probabilmente come tutti i bambini del mondo, anche le mie amiche sono state capaci di raccontarmi con precisione i fatti.
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Vedere i genitori piangere e prendere coscienza delle proprie emozioni
Solo pochi anni dopo ho capito che i miei genitori avevano fatto bene a piangere davanti a me. All'epoca, non avevo il tempo di pensarci su ma imparavo inconsciamente a gestire le mie emozioni. Combattuta tra la voglia di scoppiare a piangere e confortarli, sviluppavo il mio senso dell’empatia.
Sviluppare tali comportamenti nei confronti dell'altro è molto importante. I miei amici, che sono sempre stati riconoscenti del mio senso dell'ascolto, ve lo confermeranno oggi. Le emozioni portano legami e calore. Dei genitori freddi, che non lasciano intravedere le proprie emozioni, mi avrebbero resa un essere insensibile.
È quindi assodato che piangere non ha niente a che vedere con la vergogna, è invece la prova che sentiamo qualcosa, che siamo semplicemente umani. Per di più, è un atto di sollievo, di pianto, di sfogo. È bene lasciarsi andare, perché represse, le emozioni possono fuoriuscire in qualsiasi momento, ovunque e con estrema violenza. Alla fine, se non avessero pianto davanti a me, forse non avrei mai preso coscienza che a volte la vita è dura. È bello crescere nel mondo dei Teletubbies, ma rendersi conto in maniera graduale che la vita non è sempre rosa e fiori evita di avere uno shock brutale qualche anno più tardi.
Lo sapevi?
Le lacrime sono contenute in un piccolo serbatoio di 0.425 millilitri in corrispondenza di ognuno dei due occhi. Per riempirle, il nostro corpo produce 0.1 millilitri ogni ora, ciò che equivale a poco più di una goccia d'acqua.
Comunicare per sdrammatizzare
Se pensi che stia facendo un inno al pianto, allora devo darti ragione. Ma lasciatemi fare una precisazione importante: c'è differenza tra le famose lacrime di coccodrillo (rettile subdolo) e le vere lacrime, quelle che provengono dal cuore.
Ho sempre avuto molta immaginazione. In un millesimo di secondo, sono quindi in grado di immaginare i peggiori scenari nel caso in cui non ho una spiegazione a portata di mano. Fortunatamente per me, i miei genitori non fanno che piangere, ma mi spiegano tutto. Come se dovessero giustificarsi, ogni volta si prendevano la briga di raccontarmi cosa li aveva messi in quello stato, senza mentirmi. C'è di che essere lusingata in questo dettaglio, mi consideravano già come un piccolo essere intelligente.
Di certo non mi davano dei dettagli inutili o inadatti per un bambino della mia età, ma un semplice “mamma è triste perché ha problemi al lavoro, ti spiegherà più tardi” mi rassicurava. E soprattutto, evitava di farmi sentire in colpa. Perché è vero, da bambini, ci sentiamo come se fossimo al centro dell’universo e tendiamo a pensare che sia tutta colpa nostra. Ebbene sì, la comunicazione può evitare tutta una serie di altri problemi!
Il consiglio della redazione: piangete se volete, ma parlatene!
Se senti che l'ansia da separazione è troppo forte per tuo figlio, che qualcosa non va e che la vita quotidiana sta diventando un inferno, non esitare a contattare uno psicologo per discutere con lui della situazione. Insieme riuscirete a capire cosa sta succedendo e a mettere in atto nuove abitudini che aiuteranno tutti a calmarsi. 🤗Capirsi, accettarsi, essere felici... Qui e adesso! #BornToBeMe
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Fonte: benesserecorpomente
a me capita di piangere spesso soprattutto perchè soni ipocrondriaca. e forse sbaglio
cristina 3 anni fa