Perché alcuni non riescono mai a vedere il lato positivo?

Aggiornato il da La Redazione Wengood

Sicuramente conosci la storia del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto, che dovrebbe motivarci ad essere ottimisti. Ecco, alcuni questo famoso bicchiere lo vedono vuoto, se lo bevono tutto e lo gettano via. Insomma, basta con le metafore: in poche parole, alcuni non riescono a pensare positivo.

Perché alcuni non riescono mai a vedere il lato positivo?
 
 Sommario

Citazione

«Quando troverò un colore più scuro del nero, lo indosserò. Ma fino a quel momento, io mi vestirò di nero!» Coco Chanel


Se vedi tutto nero, è colpa del tuo cervello

…oppure perché ti senti un po' giù! Ma, prima di tutto, è colpa del cervello. Alcune persone, per esempio, se nel corso della stessa giornata arrivano diverse notizie, sono più propense a concentrarsi su quelle negative piuttosto che su quelle positive. È un processo cognitivo, che porta alla negatività. In questi casi, essere positivi richiede un vero e proprio sforzo, perché il cervello è programmato per preparare al peggio, e dunque si concentra esclusivamente sulla negatività.

“L’altro giorno il mio responsabile mi ha detto che ultimamente sto lavorando molto bene, che è molto contento di me, ma che dovrei fare più attenzione alle mail e migliorare la comunicazione con i miei colleghi e superiori. Ovviamente, me ne sono andata via mortificata e triste, dimenticando tutti i complimenti ricevuti per concentrarmi esclusivamente sulle considerazioni finali”.

Niente da fare, alcuni rimuginano costantemente sui pensieri negativi.

Questa tendenza a cogliere solo il lato negativo ha permesso ai nostri predecessori di sopravvivere quando dovevano evitare gli attacchi di bestie feroci. Questo stato psicologico, questa propensione verso la negatività, dimora ancora oggi in noi. Il pessimismo è ancorato nei nostri geni.

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Anche la depressione gioca la sua parte

Insomma, questa condizione esiste veramente. Una persona depressa vede tutto nero, e non è una novità!

Quello che forse non sai, è che qualche anno fa il Dottor Philippe Fossati, psichiatra e ricercatore all’ospedale Salpêtrière di Parigi, ha condotto, insieme ai suoi colleghi, un esperimento sul funzionamento del cervello nelle persone depresse.

Sono state mostrate delle parole che descrivevano qualità (generosità, intelligenza, gentilezza) e delle parole che descrivevano invece difetti (avidità, ipocrisia, rancore) a due gruppi di persone: un gruppo composto da persone depresse e l’altro da persone non depresse.

I soggetti dovevano prima di tutto analizzare le parole secondo un’ottica generale (“Che cosa ne pensi della generosità? Che cosa ne pensi dell’avidità?). Successivamente andava fatto in un’ottica più personale (Sei una persona generosa? Sei una persona avara?). Se da un lato la psiche delle persone non depresse riusciva chiaramente a fare una distinzione tra il pensare un difetto e l’attribuirselo, quella delle persone depresse non sempre ci riusciva. 

In effetti, la corteccia prefrontale si attiva nel momento in cui si tratta di personalizzare un’informazione (“Sei una persona generosa?”). In una persona depressa, si attiva in ogni caso. Dunque, nel momento in cui si evoca una parola negativa, anche se in un’ottica generale, queste hanno tendenza ad appropriarsene. il "Cosa ne pensi dell'avidità?" diventa "sei avaro". Da qui deriva la propensione a vedere tutto nero.

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ragazza che guarda la finestra

Si può curare ?

Essere sempre negativi e vedere tutto nero, si sa, non è difficile, non richiede grandi sforzi; il cervello fa tutto da solo. Potremmo dunque facilmente arrenderci, però, con il tempo, la situazione diventa stressante, avvilente, fa diminuire la fiducia in sé e impedisce di avanzare. Perché fare dei progetti, se ci si rovina con le proprie mani? Così facendo si rimane intrappolati in un circolo vizioso, dove la negatività porta alla depressione, che porta altra negatività, che causa altra depressione… e così via! E la depressione è una malattia, una malattia grave.

Per la nostra salute mentale e il nostro benessere generale, bisogna dunque far prevalere i pensieri positivi.

Come passare dal « vedo tutto nero” al “vedo tutto a colori (forse un po' sbiadito)”?

1)Goditi i bei momenti

Da 5 a 30 secondi, è il tempo che impiega un momento positivo per essere assimilato emotivamente. Per fare un paragone, un evento negativo viene assimilato immediatamente. Come lottare? Semplicemente fermandosi un secondo, per godersi a pieno quel bel momento che sta avendo luogo. Analizza dettagliatamente tutto ciò che senti in quell’istante. Sii pienamente consapevole.

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2) Esprimi la tua gioia

Quando ci capita qualcosa di bello, non esitiamo a condividerlo con gli altri. Raccontiamolo a qualcuno o, meglio ancora, scriviamolo. La scrittura ci aiuta a godere del momento positivo di più e più a lungo.

3)Disconnettiti

Oggi più che mai le informazioni tristi e angoscianti circolano molto velocemente. Informarsi è molto importante, certo, ma passare le proprie giornate o settimane ad ascoltare e assimilare informazioni tristi, è dannoso. Dunque, di tanto in tanto, bisognerebbe concedersi una giornata senza informazioni, in cui concentrarsi sulle novità positive.

4)Essere realisti

Dunque, abbiamo visto che è più facile per l’essere umano pensare negativo, per evitare le minacce. Ma quando ci sentiamo minacciati, cerchiamo di esaminare il momento per neutralizzare la nostra tendenza verso la negatività. Prendiamo le distanze e siamo realisti di fronte all’evento in questione. Valutiamo attentamente ciò che ci sta accadendo, pensiamo agli aspetti positivi e negativi e, infine, giudichiamo onestamente la situazione.

Sta a te agire, e vedrai che la tua predisposizione alla negatività piano piano si indebolirà.


Il consiglio della redazione – la gioia del pessimismo

Bisognerebbe allontanarsi dal mieloso pensiero positivo o dall’obbligo di provare gioia. Alimentare un certo pessimismo potrebbe avere dei riscontri positivi. Dimenticando l’ideale e concentrandosi un po' di più sulle frustrazioni, smettiamo di correre dietro qualcosa che non esiste. Possiamo dunque lasciare un po' la presa, e questo ci farà bene. Inoltre, un pizzico d’ansia ci fa prevedere meglio e preparare di più, ci porta a pensare ad un piano e questo, si sa, è la chiave della felicità.

Non dimenticare che prevedere costantemente il peggio è dannoso, dunque evita la negatività con parsimonia e fai del tuo meglio per cercare il lato positivo!


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La Redazione, Wengood

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